LEGIONELLA: UN RISCHIO DA AFFRONTARE
Che cos’è la Legionella?
Dal 1976 la Legionella è rimasta oggetto di vigile attenzione da parte di studiosi di tutto il mondo, che attualmente hanno classificato 61 diverse specie e circa 70 sierogruppi. Non tutte le Legionella sono state associate a casi di malattia nell’uomo, ma la Legionella pneumophila è la specie che più frequentemente è stata rilevata nei casi diagnosticati La legionella Pneumofila è costituita da 16 sierogruppi di cui Legionella pneumophila di sierogruppi 1è responsabile dell’epidemia di Filadelfia ed è causa del 95% delle infezioni in Europa e dell’ 85% nel mondo.
Come e dove si sviluppa?
Da queste sorgenti la Legionella può trasferirsi e colonizzare i sistemi idrici (acquedotti pubblici, impianti idrici degli edifici, impianti di climatizzazione con umidificazione, piscine, fontane decorative, ecc.) che favoriscono la proliferazione e diffusione del batterio.
Alcune specie di Legionella, sono state isolate dal terreno umido.
Le legionelle prediligono gli habitat acquatici caldi, come gli impianti idrosanitari, dove si riproducono in modo ottimale a temperature comprese tra 25 e 42°C, ma sono in grado di sopravvivere con temperature tra 5,7 e 63°C; inoltre questi batteri presentano anche una buona sopravvivenza in ambienti acidi e alcalini, sopportando valori di pH compresi tra 5,5 e 8,1.
La capacità di sopravvivere negli ambienti acquatici è dovuta al fatto che negli ambienti naturali cresce e si moltiplica all’interno di microrganismi di maggiori dimensioni come i protozoi ciliati e nelle amebe, mentre negli impianti trova ospitalità nel biofilm, una pellicola di microrganismi (batteri, alghe, protozoi, virus, ecc.) immersi in una matrice organica.
Sono condizioni favorevoli alla crescita della Legionella negli impianti idrici:
- Temperatura dell’acqua nell’impianto (fredda e calda) compresa tra 20 e 50°C ai punti terminali e/o nei depositi di accumulo.
- Presenza di tratti di tubazione poco o per nulla utilizzati, presenza di tratti di tubazione ciechi, mancato utilizzo dei punti di erogazione.
- Mancata effettuazione dei lavori di pulizia e disinfezione periodica dei depositi di acqua fredda e calda.
- Utilizzo stagionale o discontinuo della struttura o di una sua parte.
- Terminali di erogazione non puliti e con incrostazioni.
- Acqua di approvvigionamento all’impianto proveniente da fonti non riconosciute ad uso potabile, biocida (disinfettante) assente o in bassissima concentrazione
- Impianto idrico vetusto con tubazioni corrose e incrostate, oppure di notevole estensione con difficoltà a garantire le temperature e la concentrazione di biocida (disinfettante) ai punti terminali.
- Esecuzione di lavori di modifica dell’impianto esistente.
- Utilizzo di gomma e fibre naturali per guarnizioni e dispositivi di tenuta.
- Presenza e concentrazione di Legionella, evidenziata a seguito di eventuali pregressi accertamenti ambientali (campionamenti microbiologici).
Sono condizioni favorevoli alla crescita di legionella negli impianti aeraulici (aria climatizzata canalizzata):
- Posizione delle prese d’aria in vicinanza di torri e sistemi evaporativi.
- Assenza di filtrazione dell’aria esterna o presenza di filtri con classe inferiore a EU7.
- Presenza di ristagno di acqua nella zona di umificazione dell’aria.
- Alimentazione dell’umidificatore con acqua proveniente da fonti non riconosciute potabili o non potabilizzata, con temperatura maggiore di 20°C.
- Presenza di ristagni di acqua nelle batterie di raffreddamento.
Attualmente in Italia le infezioni derivano prevalentemente dalla contaminazione dei sistemi di distribuzione dell’acqua.
Singoli casi e/o serie di casi si sono verificati in ospedali, case di cura, studi odontoiatrici, alberghi, campeggi, impianti termali e ricreativi.
Uno studio condotto a livello nazionale sulla diffusione di Legionella spp nell’acqua calda delle abitazioni ha rilevato che il 22,6% delle case era colonizzato da Legionella, e che la specie più diffusa era la Legionella pneumophila. Con lo stesso studio si è evidenziato che risiedere ai piani elevati di un condominio di grandi dimensioni, con un sistema di produzione di acqua calda sanitaria centralizzato e realizzato da più di dieci anni costituisce un rischio significativo per la colonizzazione.
Da un’indagine analoga condotta negli alberghi, è emerso che il 75% delle strutture esaminate presenta una contaminazione da Legionella nell’acqua calda sanitaria. Il principale fattore di rischio per la contaminazione degli alberghi è rappresentato dalla vetustà dell’edificio, mentre la temperatura dell’acqua >60°C alla produzione e >55°C ai rubinetti svolge un’azione protettiva. Inoltre, un eccesso di cloro libero residuo e un’acqua troppo dolce sembrano favorire la presenza di L. pneumophila sierogruppo 1.
Cos’è la Legionellosi?
Non è nota la dose infettante per l’uomo, cioè non è scientificamente possibile stabilire un limite di concentrazione di legionella al di sotto del quale sia ha la garanzia di non avere conseguenze. Inoltre non si conoscono le ragioni della differente pericolosità esistente tra le varie specie.
La legionellosi viene acquisita per via respiratoria attraverso l’inalazione, aspirazione o microaspirazione di aerosol (minuscole goccioline nebulizzate in aria) contenente Legionella.
Le goccioline di acqua si possono formare sia spruzzando l’acqua che facendo gorgogliare aria in essa, o per impatto su superfici solide, in pratica facendo una doccia c’è la concreta possibilità di inalare delle minuscole goccioline di acqua.
La pericolosità delle goccioline di acqua è inversamente proporzionale alla loro dimensione, più le goccioline formanti l’aerosol sono piccole, più sono pericolose per l’uomo, dato che hanno una maggiore capacità di penetrazione nei distretti respiratori più profondi (con diametri di gocce inferiore a 5 μm si raggiungono facilmente gli alveoli polmonari). Non si contrae la Legionellosi bevendo acqua contaminata dai batteri Legionella.
La maggior parte dei primi casi di legionellosi sono stati attribuiti a particelle di acqua aerodisperse, contenenti batteri e provenienti da torri di raffreddamento o condensatori evaporativi o sezioni di umidificazione delle unità di trattamento dell’aria, attualmente la maggior parte degli episodi sono da mettere in relazione alla contaminazione di impianti idrosanitari, apparecchi sanitari, fontane e umidificatori ultrasonici.
Dall’esame dei casi non è mai stata dimostrata la trasmissione da persona a persona della malattia.
Legionellosi comunitaria |
Legionellosi associata ai viaggi |
|
Modalità di trasmissione | Inalazione di aerosol contaminato | Inalazione di aerosol contaminato |
Sorgente di infezione | Torri di raffreddamento Impianti idrici Vasche idromassaggio Stazioni termali Terriccio e composti per giardinaggio Impianti idrici di riuniti odontoiatrici | Torri di raffreddamento Impianti idrici
Vasche idromassaggio Stabilimenti termali Umidificatori |
Luogo e occasione di infezione | Siti industriali Centri commerciali Centri sportivi e centri benessere
Residenze private |
Alberghi Navi Campeggi Centri sportivi e centri benessere |
Fattori di rischio
(ambientali) |
Vicinanza a sorgenti di trasmissione quali: torri di raffreddamento e/o condensatori evaporativi non mantenuti adeguatamente.
Impianti idrici complessi e presenza di rami morti. |
Soggiorno in alberghi o in camere con occupazione discontinua; erogazione intermittente dell’acqua, difficile controllo della temperatura; impianti idrici complessi; personale non formato per la prevenzione della legionellosi |
Fattori di rischio
(personali) |
Età > 40 anni Sesso maschile Tabagismo Viaggi recenti Malattie concomitanti (diabete, malattie cardiovascolari, immunosoppressione da corticosteroidi, malattie croniche debilitanti, insufficienza renale cronica, malattie ematologiche, tumori, ipersideremia). | Età > 40 anni Sesso maschile Tabagismo Abuso di alcool
Cambiamenti dello stile di vita Malattie concomitanti (diabete, malattie cardiovascolari e immunodepressione) |
Una volta penetrati nell’organismo tramite inalazione di aerosol infetto, i batteri Legionella raggiungono i polmoni, dove sono fagocitati dai macrofagi alveolari. All’interno dei macrofagi però, anziché essere eliminate, le Legionelle si moltiplicano fino a provocare la rottura dei Macrofagi stessi e il conseguente rilascio di numerosi batteri, i quali possono andare ad infettare altri macrofagi e provocare così la malattia vera e propria.
Una volta avviato il meccanismo di riproduzione batterica, il soggetto può sviluppare la Legionellosi in tre principali forme:
- in forma di polmonite;
- in forma febbrile;
- in forma subclinica.
In particolare si distinguono due differenti quadri clinici: Malattia del Legionario e Febbre di Pontiac.
La Malattia del Legionario è la forma più severa dell’infezione da Legionella pneumophila, con una letalità media nel 10% dei casi. Si presenta con una forma atipica di polmonite acuta, difficilmente distinguibile da altre forme d’infezioni respiratorie acute delle basse vie aeree. È la forma più pericolosa e debilitante dell’infezione da Legionella pneumophila che si manifesta in quasi tutti i casi con una tosse non produttiva. In questo caso l’incubazione varia mediamente da 2 a 10 giorni.
Un primo sintomo della Legionellosi è una tosse non produttiva.
I sintomi Legionella principali della Malattia del Legionario possono variare per gravità e intensità. Nei casi meno gravi la tosse e la febbre si presentano in forma più leggera, mentre nei casi più gravi possono presentarsi in forma più intensa e colpire anche diversi organi. La tosse è perlopiù di tipo improduttivo, ovvero con poco catarro. Di norma i pazienti manifestano anche un respirazione affannata.
Tra i sintomi Legionella meno specifici della Malattia del Legionario vi sono il malessere generale, l’indebolimento dell’organismo, la stanchezza, il calo di appetito, il mal di testa e la letargia (desiderio di dormire molto).
Altri sintomi Legionella che accompagnano spesso la Malattia del Legionario coinvolgono l’apparato gastrointestinale: in particolare nausea, vomito, diarrea e dolori addominali.
Un altro sintomo della Legionellosi è la febbre.
La Febbre di Pontiac è l’espressione sintomatologica acuta non polmonare dell’infezione da Legionella, con un periodo di incubazione di 24-48 ore. Di norma si risolve spontaneamente e non è letale.
Anziché presentarsi in forma di polmonite, la Febbre di Pontiac si manifesta con i sintomi di una classica influenza.
I sintomi Legionella più frequenti della Febbre di Pontiac sono:
- malessere generale;
- gola arrossata;
- dolori all’apparato locomotore;
- febbre;
- cefalea.
In alcuni casi possono presentarsi anche:
- nausea;
- tosse;
- dolori addominali;
- diarrea.
Come tutte le malattie infettive, ci sono delle condizioni che rendono i soggetti umani più o meno suscettibili a tale tipo di infezioni. In questo caso oltre al tempo di esposizione all’aerosol contaminato, la quantità di batteri presenti ed il grado di intensità dell’esposizione, influiscono: età avanzata, sesso maschile, fumo, patologie cronico degenerative, immunodeficienza.
(fonte: Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi )
Obblighi legislativi e normativi
Pertanto, sulla base di quanto definito all’ Art. 271, il Datore di Lavoro ha l’obbligo di valutare il rischio legionellosi presso ciascun sito di sua responsabilità e, di conseguenza, deve:
- effettuare la valutazione del rischio legionellosi, tenendo conto di tutte le informazioni disponibili sulle caratteristiche dell’agente biologico e sulle modalità lavorative che possano determinarne l’esposizione;
- adottare misure protettive e preventive in relazione al rischio valutato;
- revisionare la valutazione del rischio legionellosi in occasione di modifiche significative dell’attività lavorativa o degli impianti idrici od aeraulici o qualora siano passati 3 anni dall’ultima redazione (fanno eccezione quelle tipologie di strutture per cui è richiesto un più frequente aggiornamento della valutazione del rischio: strutture sanitarie, termali);
- se la valutazione mette in evidenza un rischio per la salute o la sicurezza dei lavoratori, adottare misure tecniche, organizzative, procedurali ed igieniche idonee, al fine di minimizzare il rischio relativo;
- adottare misure specifiche per le strutture sanitarie, per i laboratori e per i processi industriali;
- adottare misure idonee affinché i lavoratori e/o i loro rappresentanti ricevano una formazione sufficientemente adeguata.
Per l’adozione delle misure protettive, preventive, tecniche, organizzative, procedurali ed igieniche idonee, si deve fare riferimento a quanto definito nelle Linee guida Nazionali per la prevenzione ed il controllo della legionellosi e le eventuali Linee guida regionali e norme tecniche specifiche.
Oltre alle problematiche legate ai luoghi lavoro, devono essere considerare le necessità di sicurezza anche degli utilizzatori degli impianti e delle strutture, le linee guida nazionali per il controllo della legionellosi prevedono che i gestori di alcune tipologie di strutture provvedano ad eseguire una valutazione dei rischi connessi alla legionella, ad eseguire gli interventi necessari per porre gli impianti nelle migliori condizioni possibili a mettere in atto una serie di misure di monitoraggio e manutenzione periodica per tenere sotto controllo il rischio.
Le strutture interessate sono i condomini, le strutture ad uso ricettivo – turistico, gli ospedali, gli studi odontoiatrici, le strutture di riposo per anziani e similare, gli edifici penitenziari, gli impianti sportivi e natatori, i centri benessere, le strutture ad uso collettivo (ricoveri, teatri, cinema, centri commerciali, ecc.) e in generale di tutti gli edifici pubblici.
L’ European Working Group for Legionella infections (EWGLI) ha predisposto delle linee guida europee per il controllo e la prevenzione della legionellosi associata ai viaggi, che offrono procedure standardizzate per prevenire, identificare e notificare le infezioni da Legionella nei viaggiatori. Queste linee guida, operative da luglio 2002 e revisionate recentemente, vanno ad integrare le linee guida nazionali già esistenti e servono da guida per quei paesi che ancora non ne hanno elaborate di proprie.
Da aprile 2010 l’EWGLINET è finanziato e coordinato dall’European Centre for Disease prevention and Control (ECDC) ed è stato rinominato ELDSNet (European Legionnaires’ Disease Surveillance Network). A settembre 2017 sono state pubblicate le nuove Linee Guida:
Da sottolineare come a livello europeo sia mantenuto attivo, con la collaborazione dei singoli stati, un sistema di sorveglianza dei casi di legionellosi e che i dati raccolti siano resi disponibili agli utenti.
https://ecdc.europa.eu/en/legionnaires-disease/surveillance/atlas
Regole per gli impianti
Limitandosi agli aspetti connessi alla prevenzione della Legionellosi gli impianti devono possedere i seguenti requisiti.
Impianti idrosanitari
Nelle strutture di nuova edificazione e in quelle soggette a ristrutturazione totale, le reti dell’acqua fredda e della acqua calda sanitaria devono essere adeguatamente distanziate tra loro e da altre fonti di calore oltre che adeguatamente isolate termicamente.
Le reti, inoltre, devono essere il più possibile lineari, evitando tubazioni con tratti terminali ciechi e senza circolazione dell’acqua.
Nella rete dell’acqua fredda il rischio di colonizzazione e crescita di Legionella è trascurabile se la temperatura dell’acqua non supera i 20°C.
I serbatoi di accumulo, quando installati, devono essere facilmente ispezionabili al loro interno e disporre, alla base, di un rubinetto, tramite il quale effettuare le operazioni di spurgo del sedimento.
Un secondo rubinetto, necessario per prelevare campioni di acqua da sottoporre ad indagini analitiche, posto ad un’altezza non inferiore a 1/3 del serbatoio, deve essere installato sul serbatoio se quello di cui al punto precedente non dovesse risultare adatto allo scopo. Tutti i nuovi impianti d’acqua calda sanitaria, che prevedono l’utilizzo di boiler/serbatoi centralizzati, devono essere dotati di tali rubinetti.
La tipologia dei materiali (Rogers et al., 1994), utilizzati per la realizzazione dell’impianto, deve garantire la possibilità di eseguire adeguati trattamenti di disinfezione.
Copie dello schema dettagliato della rete idrica devono accompagnare la presentazione del progetto edilizio e restare a disposizione del proprietario/gestore/amministratore della struttura per la gestione degli interventi di manutenzione ordinaria e per eventuali richieste dei soggetti
Nelle strutture di nuova edificazione e in quelle soggette a ristrutturazione totale, le reti dell’acqua fredda e della acqua calda sanitaria devono essere adeguatamente distanziate tra loro e da altre fonti di calore oltre che adeguatamente isolate termicamente .
Le reti, inoltre, devono essere il più possibile lineari, evitando tubazioni con tratti terminali ciechi e senza circolazione dell’acqua.
Nella rete dell’acqua fredda il rischio di colonizzazione e crescita di Legionella è trascurabile se la temperatura dell’acqua non supera i 20°C.
I serbatoi di accumulo, quando installati, devono essere facilmente ispezionabili al loro interno e disporre, alla base, di un rubinetto, tramite il quale effettuare le operazioni di spurgo del sedimento.
Un secondo rubinetto, necessario per prelevare campioni di acqua da sottoporre ad indagini analitiche, posto ad un’altezza non inferiore a 1/3 del serbatoio, deve essere installato sul serbatoio se quello di cui al punto precedente non dovesse risultare adatto allo scopo. Tutti i nuovi impianti d‟acqua calda sanitaria, che prevedono l’utilizzo di boiler/serbatoi centralizzati, devono essere dotati di tali rubinetti.
La tipologia dei materiali (Rogers et al., 1994), utilizzati per la realizzazione dell’impianto, deve garantire la possibilità di eseguire adeguati trattamenti di disinfezione.
Copie dello schema dettagliato della rete idrica devono accompagnare la presentazione del progetto edilizio e restare a disposizione del proprietario/gestore/amministratore della struttura per la gestione degli interventi di manutenzione ordinaria e per eventuali richieste dei soggetti
Prese d’aria esterna
Le prese d’aria esterna, se poste su pareti verticali non protette, devono essere dimensionate per velocità non superiori a 2 m/s e devono essere dotate di efficaci sistemi per evitare che l’acqua penetri al loro interno. Occorre inoltre che siano ubicate ad idonee distanze (distanza minima 20 metri, preferibilmente superiore ai 50 metri o ancora superiore in presenza di venti prevalenti) da camini e da altre fonti di emissione di aria potenzialmente contaminata, con particolare riferimento a torri di raffreddamento, condensatori evaporativi e bocche di espulsione dell’aria dello stesso o di altri impianti aeraulici.
Filtri
Il costo di una filtrazione più efficace è molto inferiore a quello della pulizia dei componenti delle reti di distribuzione. Si consiglia pertanto di installare filtri di classe Eurovent EU7 a monte delle unità di trattamento dell’aria e ulteriori filtri di classe EU8/9 a valle di dette unità e comunque a valle degli eventuali silenziatori. Sui sistemi di ripresa dell’aria dovrebbero essere installati filtri almeno di pari classe .
Ove la tipologia dei locali o della struttura lo richieda dovranno essere installati filtri a maggiore efficienza.
Sistemi di umidificazione
Non è consentito l’utilizzo di sistemi di umidificazione che possono determinare ristagni d’acqua. Si sconsiglia l’uso di umidificatori con ricircolo d’acqua interno dell’Unità di Trattamento dell’Aria.
Batterie di scambio termico
Nel caso di batterie di raffreddamento, le superfici alettate ed in particolare le vasche di raccolta della condensa costituiscono i luoghi dove maggiormente possono proliferare microrganismi e muffe. Risulta pertanto necessario installare vasche dotate della dovuta inclinazione in modo da evitare ristagni, e realizzarle con materiali anticorrosivi per agevolarne la pulizia. Gli scarichi delle vasche devono essere adeguatamente sifonati.
Silenziatori
I materiali fonoassorbenti impiegati di solito sono del tipo poroso e fibroso, e quindi particolarmente adatti a trattenere lo sporco e di difficile pulizia. Si raccomanda quindi l’impiego di finiture superficiali che limitino tali inconvenienti, anche se questo porta ad una maggiore estensione delle superfici e quindi a costi più elevati. Inoltre si raccomanda di osservare le distanze consigliate dai costruttori tra tali dispositivi e gli umidificatori.
Canalizzazioni
Ai fini di una buona manutenzione delle condotte dell’aria occorre progettare, costruire ed installare i sistemi aeraulici tenendo anche presente le seguenti esigenze manutentive:
prevedere la possibilità di drenare efficacemente i fluidi usati per la pulizia
- evitare di collocare l’isolamento termico all’interno delle condotte, considerata la difficoltà di pulire in modo efficace l’isolante stesso
- dotare (a monte ed a valle) gli accessori posti sui condotti (serrande, scambiatori, ecc.) di apposite aperture di dimensioni idonee a consentire la loro pulizia, e di raccordi tali da consentirne un rapido ed agevole smontaggio e rimontaggio, assicurandosi che siano fornite accurate istruzioni per il montaggio e lo smontaggio dei componenti
- ridurre al minimo l’uso di condotti flessibili corrugati e utilizzare materiali sufficientemente solidi per permetterne una facile pulizia meccanica
- utilizzare terminali smontabili per la mandata e il recupero dell’aria.
Impianti di raffreddamento a torri di evaporative e condensatori evaporativi
Le torri di raffreddamento ed i condensatori evaporativi sono apparecchiature che consentono di raffreddare un flusso d’acqua riscaldatosi durante il raffreddamento di un impianto tecnologico. Il rischio è collegato alla presenza nell‘acqua di Legionella ed alla dispersione in atmosfera di un aerosol contaminato, costituito da gocce di varie dimensioni.
Tali apparecchiature, componenti importanti di molti processi industriali e commerciali nonché di impianti di condizionamento centralizzati, in conseguenza di quanto sopra esposto,
non devono essere installate:
- in prossimità di finestre, prese d’aria a parete di edifici, prese d’aria di impianti di condizionamento, in modo da evitare che l’aria di scarico proveniente dalle torri e dai
condensatori evaporativi entri negli edifici;
- in zone destinate a frequentazione o raccolta di pubblico.
In particolare, le bocche di scarico delle torri e dei condensatori devono essere posizionate almeno 2 metri al di sopra della parte superiore di qualsiasi elemento o luogo da proteggere (finestre, prese d’aria, luoghi frequentati da persone) o ad una distanza, in orizzontale, di almeno
20 metri (preferibilmente superiore ai 50 metri o più elevate in presenza di venti dominanti). Per il calcolo delle distanze, si considerino come riferimento i punti più vicini tra loro tra la bocca di scarico ed il luogo da proteggere.
Se la bocca di scarico dovesse essere posizionata al di sotto dei luoghi da proteggere, per calcolare la distanza minima di separazione, si deve tenere conto dell’entità del flusso di emissione, della sua velocità e della direzione del pennacchio nell’atmosfera.
In ogni caso si dovrà tenere in debita considerazione la direzione dei venti dominanti della zona oggetto dell’installazione.
I materiali costitutivi del circuito idraulico devono resistere all‘azione aggressiva dell‘acqua, del cloro e di altri disinfettanti, al fine di evitare fenomeni di corrosione.
Si devono evitare materiali porosi e/o assorbenti che facilitano lo sviluppo di batteri e funghi quali cuoio, legno, fibrocemento, cemento, derivati della cellulosa.
Si raccomanda che le parti metalliche del sistema siano sottoposte a trattamento chimico, fisico-chimico o fisico per agevolare la prevenzione delle corrosioni durante il suo esercizio.
L’impianto deve essere facilmente accessibile anche nelle parti interne, onde favorirne l’ispezione e le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, pulizia, disinfezione e campionamento.
Le superfici interne della vasca di raccolta devono essere il più possibile lisce, con angoli arrotondati, di facile pulizia e disinfezione.
Il fondo della vasca deve essere realizzato in maniera da evitare il ristagno di acqua e possedere almeno uno scarico, posizionato nel punto più basso, per l’evacuazione del sedimento.
Gli impianti devono disporre dei separatori di goccia ad alta efficienza, che coprano tutta la superficie di scarico, di alta efficienza in modo che le perdite di acqua sotto forma di aerosol siano contenute a meno dello 0,05% della massa d’acqua circolante.
La valutazione del rischio
Per un’efficace prevenzione è d’obbligo che il gestore di ogni struttura o attività dove è possibile che le persone possano venire in contatto con il batterio della legionella effettui con periodicità la valutazione del rischio legionellosi, ovvero del rischio che nella struttura possano verificarsi uno o più casi di malattia. La valutazione deve essere effettuata da una figura competente, responsabile dell’esecuzione di tale attività (ad es. igienista, microbiologo, ingegnere con esperienza specifica, ecc.).
La valutazione del rischio è fondamentale per acquisire conoscenze sulla vulnerabilità degli impianti in termini di:
- potenziali di proliferazione batterica al loro interno e di esposizione ad aerosol d’acqua che essi possono determinare;
- stima del possibile impatto potenzialmente causato dagli impianti sulla salute dei loro utenti e, più in generale dei frequentatori (lavoratori compresi);
- definizione ed implementazione delle contromisure adeguate a mitigare il rischio, con un impegno di sforzi e risorse commisurati al potenziale impatto.
Una corretta valutazione del rischio correlato ad una struttura deve partire da un “ispezione degli impianti a rischio, supportata, qualora disponibili, dagli schemi d’impianto aggiornati.
Tale analisi ispettiva deve essere finalizzata ad individuare i punti critici di ciascun impianto a rischio, in considerazione delle condizioni di esercizio e manutenzione che lo caratterizzano.
In base all’ispezione ed agli schemi d’impianto disponibili, deve essere valutato quali siano i punti della rete (idrica ed aeraulica) e le specifiche d’esercizio e di controllo che possano determinare un rischio per gli ospiti e per i dipendenti della struttura.
L’ispezione della struttura deve essere accurata, per poter evidenziare eventuali fonti di rischio e valutare, nella loro complessità, gli impianti e non solamente i loro singoli componenti.
Il Rischio legionellosi dipende da un certo numero di fattori che possono favorire la crescita della legionella negli impianti.
A seguire, si elencano i fattori più ricorrenti da tenere sempre in considerazione:
- Temperatura dell’acqua compresa tra 20 e 50°C.
- Presenza di tubazioni con flusso d’acqua minimo o assente (tratti poco o per nulla utilizzati della rete, utilizzo saltuario delle fonti di erogazione).
- Utilizzo stagionale o discontinuo della struttura o di una sua parte.
- Caratteristiche e manutenzione degli impianti e dei terminali di erogazione (pulizia, disinfezione).
- Caratteristiche dell’acqua di approvvigionamento a ciascun impianto (fonte di erogazione, disponibilità di nutrimento per Legionella, presenza di eventuali disinfettanti).
- Vetustà, complessità e dimensioni dell’impianto.
- Ampliamento o modifica d’impianto esistente (lavori di ristrutturazione).
- Utilizzo di gomma e fibre naturali per guarnizioni e dispositivi di tenuta.
- Presenza e concentrazione di Legionella, evidenziata a seguito di eventuali pregressi accertamenti ambientali (campionamenti microbiologici).
La linea guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi, propone una Lista di controllo per agevolare la raccolta delle informazioni base di riferimento per l’effettuazione di una preliminare stima dei fattori di rischio presenti in una determinata struttura.
La Lista di controllo rappresenta solo il primo passo di Valutazione del Rischio legionellosi, in quanto è necessario elaborare ed approfondire i dati raccolti, in maniera tale da poter definire, su una scala la gravità del rischio e le relative priorità d’intervento.
Per tale ragione, maggiore è la complessità impiantistica maggiore è l’esperienza di cui il valutatore del rischio deve disporre per definire con precisione il livello di rischio e le relative azioni di gestione necessarie a controllarlo.
Ogni datore di Lavoro ha l’obbligo di valutare il rischio legionellosi presso ciascun sito di sua responsabilità e di conseguenza, deve:
- effettuare la valutazione del rischio legionellosi, tenendo conto di tutte le informazioni disponibili sulle caratteristiche dell’agente biologico e sulle modalità lavorative che possano determinarne l’esposizione;
- adottare misure protettive e preventive in relazione al rischio valutato;
- revisionare la valutazione del rischio legionellosi in occasione di modifiche significative dell’attività lavorativa o degli impianti idrici od aeraulici o qualora siano passati 3 anni dall’ultima redazione (fanno eccezione quelle tipologie di strutture per cui è richiesto un più frequente aggiornamento della valutazione del rischio: strutture sanitarie, termali);
- se la valutazione mette in evidenza un rischio per la salute o la sicurezza dei lavoratori, adottare misure tecniche, organizzative, procedurali ed igieniche idonee, al fine di minimizzare il rischio relativo;
- adottare misure specifiche per le strutture sanitarie, per i laboratori e per i processi industriali;
- adottare misure idonee affinché i lavoratori e/o i loro rappresentanti ricevano una formazione sufficientemente adeguata.
In letteratura sono riportati casi di legionellosi verificatisi tra lavoratori delle seguenti categorie:
- Vigili del fuoco e altri operatori del soccorso pubblico e della difesa civile;
- Movimentatoti di terra, minatori;
- Lavoratori dell’industria automobilistica;
- Personale addetto alle operazioni di manutenzione/pulizia delle torri evaporative e degli impianti di distribuzione /trattamento acqua sanitaria;
- Addetti alle piattaforme di trivellazione
- Addetti agli impianti di depurazione;
- Addetti alla pulizia di turbine nel settore industriale;
- Giardinieri;
- Personale addetto alla vendita/manutenzione di vasche per idromassaggio;
- Operatori ecologici durante la pulizia delle strade con acqua a pressione;
- Lavoratori delle cave di marmo (durante le operazioni di taglio del marmo con acqua);
- Addetti alla pulizia negli autolavaggi;
Oltre alle problematiche legate ai luoghi lavoro, devono essere considerare le necessità di sicurezza anche degli utilizzatori degli impianti e delle strutture, le linee guida nazionali per il controllo della legionellosi prevedono che i gestori di alcune tipologie di strutture provvedano ad eseguire una valutazione dei rischi connessi alla legionella, ad eseguire gli interventi necessari per porre gli impianti nelle migliori condizioni possibili a mettere in atto una serie di misure di monitoraggio e manutenzione periodica per tenere sotto controllo il rischio.
Le strutture interessate sono i condomini, le strutture ad uso ricettivo – turistico, gli ospedali, gli studi odontoiatrici, le strutture di riposo per anziani e similare, gli edifici penitenziari, gli impianti sportivi e natatori, i centri benessere, le strutture ad uso collettivo (ricoveri, teatri, cinema, centri commerciali, ecc.) e in generale di tutti gli edifici pubblici.
STRUTTURE RICETTIVE
I gestori di strutture recettive devono effettuare e revisionare regolarmente la valutazione del rischio, almeno ogni 2 anni (preferibilmente ogni anno) ed ogni volta che ci sia motivo di considerare che la situazione possa essersi modificata (ad esempio: lavori di ristrutturazioni o rifacimento di parti d’impianto, esame batteriologico positivo con valori di legionella che richiedono intervento. La revisione deve essere documentata formalmente.
La valutazione del rischio, deve, comunque, essere sottoposta a revisione, con carattere d’urgenza, ad ogni segnalazione di un possibile caso di legionellosi.
In base ai risultati complessivi della valutazione del rischio, andrà preparato, anche con l’ausilio di personale tecnico qualificato, un Piano scritto per il controllo e la manutenzione di ciascun impianto a rischio, che specifichi tutti gli interventi da mettere in atto per controllarlo, con particolare riferimento alle procedure di pulizia e disinfezione e loro relativa periodicità.
STABILIMENTI TERMALI
Gli stabilimenti termali sono quelli in cui si utilizza acqua termale che è indicata nella legge 24/10/2000, n. 323 (art. 2, comma 1, lett. a) acque termali: le acque minerali naturali, di cui al regio decreto 28 settembre 1919, n. 1924, e successive modificazioni, utilizzate a fini terapeutici.
Molte acque termali sono calde (temperatura maggiore di 20°C, alcune anche maggiore di 60°C), ma la sola temperatura non è un parametro che le contraddistingue dalle acque minerali naturali poiché esistono acque termali fredde.
Altra caratteristica delle acque minerali termali è quella di possedere, a volte, una flora batterica propria, che favorisce il formarsi di biofilm sulle superfici di contatto.
Le applicazioni termali individuate nel Decreto del Ministro della Sanità 15 dicembre 1994 sono: fanghi, con o senza “doccia d’annettamento”, bagni con o senza idromassaggio, grotte, cure inalatorie (inalazioni, nebulizzazioni e polverizzazioni, aerosol, docce nasali, humages), insufflazioni endotimpaniche, irrigazioni vaginali, docce rettali, cure idroponiche, percorsi vascolari.
In relazione alle caratteristiche delle acque termali, della patologia da trattare, dell’applicazione termale, l’acqua può essere utilizzata tal quale, trattata o diluita con acqua di acquedotto, per ridurne la densità per i bagni, ove il trattamento e/o la diluizione siano espressamente previsti e consentiti nell’ambito del riconoscimento ministeriale dell’acqua termale e delle relative proprietà e utilizzi dell’acqua medesima.
Gli stabilimenti e gli alberghi termali, in ambienti diversi da quelli dedicati alle cure, da anni ormai integrano l’offerta delle prestazioni terapeutiche con quelle più propriamente di benessere. Le prestazioni comprendono: bagni con idromassaggio, docce filiformi, “docce francesi”, bagno turco, sauna, fanghi, massaggi, piscine con zone con idromassaggio, ecc.
Le caratteristiche della microflora tipica delle acque termali ed il fatto che queste siano utilizzate a temperature per lo più comprese tra i 30 ed i 40°C costituiscono condizioni favorenti lo sviluppo e la sopravvivenza di Legionella.
Le apparecchiature/le cure termali per le quali maggiore è il rischio di trasmissione possono essere:
- cure inalatorie (inalazioni, aerosol-humages, nebulizzazioni, docce nasali), sia per le caratteristiche delle apparecchiature utilizzate che per la tipologia degli utenti (soggetti a rischio per patologie croniche dell’apparato respiratorio);
- bagni con idromassaggio;
- docce d’annotamento (se previste).
Analogamente, rappresentano una fonte di pericolo tutte le prestazioni, erogate con acqua termale o non termale, nei reparti “benessere” degli stabilimenti termali che comportano la formazione di aerosol.
Inoltre, anche negli stabilimenti termali possono rappresentare una fonte di pericolo gli impianti di condizionamento e quelli idrosanitari.
La valutazione del rischio è lo strumento fondamentale per assicurare una riduzione del rischio di contrarre la legionellosi negli stabilimenti termali è costituito dall’adozione di misure preventive. Pertanto i gestori sono tenuti ad eseguire la valutazione del rischio che andrà regolarmente aggiornata e documentata formalmente.
È necessario che tale valutazione ed il conseguente Piano di autocontrollo comprendano, in primo luogo, gli impianti di distribuzione ed erogazione delle acque termali, ma anche gli altri impianti idrici ed aeraulici a rischio.
I gestori di stabilimenti termali devono effettuare e revisionare la valutazione del rischio, ogni anno ed ogni volta che ci sia motivo di considerare che la situazione possa essersi modificata (ad esempio: lavori di ristrutturazioni o rifacimento di parti d’impianto, esame batteriologico positivo con valori di Legionella che richiedono intervento).
Strutture sanitarie
Negli ultimi anni, in molti paesi sono stati descritti, in ospedale o in altre strutture sanitarie, incluse le case di riposo e le residenze sanitarie assistenziali (RSA), casi singoli ed epidemie sostenute da Legionella, ed in particolare da Legionella pneumophila sierogruppo 1.
Il rischio di contrarre la legionellosi in ospedale o in altre strutture sanitarie dipende da moltissimi fattori; tra questi, la colonizzazione degli impianti idrici o aeraulici rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente a determinare l’insorgenza di casi.
La frequenza di colonizzazione degli impianti ospedalieri riportata in letteratura è, infatti, rilevante, variando, ad esempio, dal 12% al 73% degli ospedali campionati in paesi anglosassoni (Yu, 1998). Tuttavia, numerosi studi hanno dimostrato come vi possa essere colonizzazione ambientale in assenza di casi di malattia.
Pertanto, l’obiettivo da perseguire è la minimizzazione del rischio di colonizzazione o il suo contenimento piuttosto che l’eliminazione completa di Legionella dagli impianti, condizione, quest’ultima, spesso neppure raggiungibile (Stout and Yu, 2003) soprattutto nel lungo periodo.
Ciò non vale per i reparti che ospitano pazienti profondamente immunocompromessi: in questo caso, l’incapacità del sistema immunitario di rispondere a una eventuale esposizione rende necessari interventi atti a garantire l’assenza di Legionella (non rilevabilità).
La valutazione del rischio deve essere effettuata in ciascuna struttura sanitaria, tenendo conto delle caratteristiche ambientali e impiantistiche sviluppando maggiormente la raccolta e l’elaborazione dei dati inerenti la tipologia di popolazione ospitata e assistita, le prestazioni erogate e i precedenti epidemiologici.
I reparti che assistono pazienti a rischio molto elevato (Centri trapianto, Oncologie, Ematologie) sono classificati ad alto rischio e l’obiettivo deve essere quello di garantire costantemente l’assenza di colonizzazione di Legionella negli impianti.
Reparti che assistono pazienti a rischio aumentato (Medicine, Pneumologie, Geriatrie, Chirurgie, ecc.).
L’ obiettivo generale di prevenzione e controllo sarà definito anche in funzione dei precedenti storici quali ad esempio la presenza di casi di sospetta o accertata origine nosocomiale ed il livello di contaminazione.
Le procedure assistenziali in genere e, fra queste quelle correlate all’assistenza respiratoria ed all’igiene personale, devono essere valutate in merito al rischio potenziale di esporre il paziente alla possibilità di contrarre l’infezione da Legionella durante il periodo di ricovero nelle strutture sanitarie.
La valutazione del rischio nelle strutture sanitarie deve essere revisionata almeno con periodicità annuale e documentata formalmente. Inoltre deve essere ripetuta ogni volta che vi siano modifiche degli impianti, della tipologia di pazienti assistiti o della situazione epidemiologica della struttura interessata o, infine, in caso di reiterata ed anomala presenza di Legionella negli impianti riscontrata a seguito dell’attività di monitoraggio.
Campionamento microbiologico
Il campionamento microbiologico è il metodo scientifico previsto dalle linee guida per stabilire se nell’impianto è presente una contaminazione batterica, e in particolare quali specie di legionella sono presenti e in quale quantità.
Le attività di campionamento prevedono metodi per eseguire il campionamento presso i siti da esaminare, metodi di trasporto e conferimento dei campioni ai laboratori accreditati, le metodi di preparazione e trattamento dei campioni e le modalità di analisi dei campioni stessi.
I campioni devono essere effettuati, manipolati, trattati e analizzati secondo il metodo definito nelle Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi che tengono in considerazione gli standard ISO11731:1998“Water quality-detection and enumeration of Legionella” e ISO 11731-2: 2004 “Water quality-detection and enumeration of Legionella”: “Direct membrane filtration method for waters with low bacterial counts”.
Quando nelle linee guida viene usato il termine “campionamento” deve intendersi lo svolgimento delle attività previste dalle linee guida stesse, non è possibile utilizzare altri metodi di analisi nelle circostanze previste dalle linee guida.
Il campionamento deve essere effettuato prima che venga attuato un qualunque intervento di disinfezione o pratica preventiva (pulizia e/o disinfezione con qualunque metodo) oppure a distanza di un tempo congruo dalla sua esecuzione (ad esempio dopo circa 48 ore dall’avvenuta messa a regime dell’impianto post intervento).
Dopo un intervento di disinfezione dell’impianto, il controllo microbiologico deve essere ripetuto periodicamente come segue, se non altrimenti disposto:
- dopo circa 48 ore dalla disinfezione.
- Se il risultato è negativo, dopo 1 mese.
- Se anche il secondo controllo risulta negativo, dopo 3 mesi.
- In caso si confermi, anche con il terzo controllo la negatività, dopo 6 mesi o periodicamente, secondo quanto previsto dalla valutazione e dal relativo Piano di controllo del rischio.
Le attività di campionamento, oltre ad essere svolte periodicamente in base alla valutazione dei rischi, dovranno essere svolte anche in seguito al verificarsi di casi di legionellosi, nei tempi e nelle modalità previste dalle linee guida.
Il numero di campioni deve essere proporzionato e rappresentativo alle caratteristiche dell’impianto.
La Legionella deve essere ricercata:
- negli impianti d’ acqua destinata al consumo umano;
- negli impianti aeraulici, impianti di raffreddamento a torri evaporative/condensatori evaporativi;
- fontane decorative, idromassaggi;
- apparecchiature mediche per la respirazione assistita;
- impianti d’ acqua termale;
- qualunque altro impianto risulti evidenziato dalla valutazione del rischio legionellosi o da osservazioni effettuate sul campo) limitando i prelievi ai punti che maggiormente possono essere critici, sia in base allo schema di ciascun impianto a rischio sia in funzione dei dati epidemiologici.
I campioni sono rappresentati principalmente da:
- acqua del circuito dell’acqua calda sanitaria e di quello dell’acqua fredda sanitaria soprattutto qualora, per quest’ ultima tipologia d’impianto, la temperatura sia superiore a 20°C;
- depositi (cosiddetti “fanghi”) o sedimenti da serbatoi e altri punti di raccolta dell’acqua;
- incrostazioni da tubature e serbatoi;
- biofilm e/o altro materiale attaccato alle superfici interne delle tubazioni, allo sbocco di rubinetti, nei filtri rompigetto, all’ interno del diffusore delle docce, da raccogliere utilizzando dei tamponi;
- acqua d’ umidificazione degli impianti aeraulici;
- acqua dell’impianto di raffreddamento a torri evaporative/condensatori evaporativi;
- filtri da impianti di climatizzazione;
- aria umidificata (ad es. quella che fuoriesce dalle torri evaporative/condensatori evaporativi;
- acqua da vasche idromassaggio, fontane decorative;
In esito alle attività di campionamento devono essere eseguite delle specifiche azioni definite dalle Linee guida, in particolare nelle tabelle a seguire sono illustrate le modalità di comportamento in esito a campionamento svolto nelle strutture ad uso civile ed industriale nelle quali si è operato in assenza di casi di legionellosi. Le Linee guida prevedono anche le modalità da tenere per le altre tipologie di attività e per i campionamenti eseguiti in presenza di casi.
Legionella (UFC/L) | Impianti idrici in siti civili ed industriali
Intervento richiesto |
Sino a 100 | Verificare che le correnti pratiche di controllo del rischio siano correttamente applicate. |
Tra 101 e 1.000 | In assenza di casi:
Verificare che la struttura abbia effettuato una valutazione del rischio e che le misure di controllo elencate nelle linee guida siano correttamente applicate. In presenza di casi: Verificare che siano in atto le misure di controllo elencate nelle linee guida, sottoporre a revisione la specifica valutazione del rischio e effettuare una disinfezione dell’impianto |
Tra 1001 e 10.000 | In assenza di casi:
-Se meno del 20% dei campioni prelevati risulta positivo l’impianto idrico deve essere campionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi, dopo aver verificato che le correnti pratiche di controllo del rischio siano correttamente applicate. Se il risultato viene confermato, si deve effettuare una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato dopo l’applicazione delle misure correttive. -Se oltre il 20% dei campioni prelevati risultano positivi, è necessaria la disinfezione dell’impianto e deve essere effettuata una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi. In presenza di casi: A prescindere dal numero di campioni positivi, è necessario effettuare la disinfezione dell’impianto e una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato dopo la disinfezione, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi |
Superiore a 10.000 | Sia in presenza che in assenza di casi, l’impianto deve essere sottoposto a una disinfezione (sostituendo i terminali positivi) e a una revisione della valutazione del rischio.
L’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi. |
Legionella (UFC/L) | Impianti di raffreddamento a torri evaporative o a condensatori evaporativi in siti civili e per tutti i siti industriali
Intervento richiesto |
Sino a 1.000 | Verificare che le correnti pratiche di controllo del rischio siano correttamente applicate. |
Tra 1.001 e 10.000 | L’impianto idrico deve essere ricampionato, dopo aver verificato che le correnti pratiche di controllo del rischio siano correttamente applicate e dopo aver incrementato il dosaggio di un biocida appropriato.
Se il risultato viene confermato, si deve effettuare una revisione della valutazione del rischio per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. |
Tra 10.000 e 100.000 |
Effettuare una disinfezione con un biocida appropriato e la revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive, quale l’eventuale pulizia meccanica del bacino dell’impianto a supporto della disinfezione. |
Maggiore di 100.000 | Fermare l’impianto, effettuare una disinfezione con un biocida appropriato e la revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive, quale l’eventuale pulizia meccanica del bacino dell’impianto a supporto della disinfezione.
Riavviare l’impianto quando l’esito del campionamento dopo disinfezione torna a livelli <1000 UFC/L |
Il numero di campioni deve essere proporzionato e rappresentativo alle caratteristiche dell’impianto, ad esempio per un impianto di acqua calda sanitaria devono essere effettuati almeno i seguenti prelievi:
- acqua in mandata (oppure dal rubinetto più vicino al serbatoio/i)
- acqua in ricircolo
- acqua dal fondo serbatoio/i di preparazione e/o accumulo
- almeno 3 punti rappresentativi (ovvero i punti di utilizzo lontani più distanti dall’origine della nella distribuzione idrica e quindi eroganti acqua meno calda)
Per ciascun impianto di acqua fredda devono essere effettuati almeno i seguenti prelievi:
- fondo serbatoio/i di accumulo
- almeno 2 in punti rappresentativi (ovvero i punti di utilizzo il più lontani dall’origine della distribuzione idrica e quindi eroganti acqua meno fredda).
Nell pratica si è rilevato che negli impianti idrosanitari sono presenti differenti quantità di Legionella nel punto terminale (es. soffione doccia) rispetto alla legionella presente nell’accumulo o nella rete, si sono quindi individuate due distinte modalità di campionamento; la prima modalità è quella denominata “in condizioni di utilizzo” e consiste nel prelevare il campione immediatamente all’apertura del rubinetto senza flambare il terminale, questa modalità riesce a fare emergere le quantità di Legionella presenti al punto d’uso. Se facciamo scorrere l’acqua per un minuto , chiudiamo il flusso e flambiamo il terminale, riapriamo il rubinetto e facciamo scorrere l’acqua fino al raggiungimento della temperatura di utilizzo e a questo punto eseguiamo il campione, abbiamo la possibilità di stabilire le condizioni generali dell’impianto, rilevando la legionella presente nel sistema di distribuzione.
Le Linee guida descrivono nello specifico le modalità per eseguire i campioni di acqua sanitaria, biofilm, depositi, incrostazioni e filtri.
Gestione degli impianti idro-sanitari
Tutti i gestori di strutture sanitarie, di ricovero, ricettive, termali, ad uso collettivo ed industriali devono garantire l’attuazione delle seguenti misure di controllo:
a) la temperatura dell’acqua fredda non dovrebbe essere > 20°C. Qualora l’acqua distribuita attraverso la rete idrica superi il suddetto valore si possono creare condizioni per la moltiplicazione di Legionella anche in tale rete. Qualora presente, tale criticità e il possibile rimedio devono essere considerati nella valutazione del rischio, applicando adeguate misure di disinfezione;
b) se praticabile, ispezionare periodicamente l’interno dei serbatoi d’acqua fredda: nel caso ci siano depositi o sporcizia, provvedere alla pulizia, e comunque disinfettarli almeno una volta l’anno con 50 mg/L di cloro residuo libero per un’ora. La stessa operazione deve essere effettuata a fronte di lavori che possono aver dato luogo a contaminazioni o a un possibile ingresso di acqua non potabile. Nel caso in cui la disinfezione per iperclorazione non potesse essere applicata, tale mancanza deve essere compensata dall’ implementazione di un’attività alternativa, il cui effetto sia valutato almeno altrettanto valido (ad es. disinfezione su base continua da applicarsi sulla tubazione di reintegro al serbatoio);
c) svuotare e disinfettare (se necessario anche disincrostare) i bollitori/serbatoi di accumulo dell’acqua calda sanitaria (compresi i boiler elettrici) almeno due volte all’anno e ripristinarne il funzionamento dopo accurato lavaggio. Nel caso in cui tale sanificazione non potesse essere applicata, tale mancanza deve essere compensata dall’implementazione di un’attività alternativa, il cui effetto sia valutato almeno altrettanto valido;
d) disinfettare l’impianto dell’acqua calda sanitaria con cloro ad elevata concentrazione (cloro residuo libero pari a 50 mg/L per un’ora o 20 mg/L per due ore) o con altri metodi di comprovata efficacia, dopo interventi sugli scambiatori di calore. Nel caso in cui la disinfezione per iperclorazione non potesse essere applicata, tale mancanza deve essere compensata dall’implementazione di un’attività alternativa, il cui effetto sia valutato almeno altrettanto valido;
e) ispezionare mensilmente i serbatoi dell’acqua sanitaria. Accertarsi che tutte le coperture siano intatte e correttamente posizionate;
f) accertarsi che eventuali modifiche apportate all’impianto, oppure nuove installazioni, non creino rami morti o tubazioni con scarsità di flusso dell’acqua o flusso intermittente. Ogniqualvolta si proceda a operazioni di disinfezione, occorre accertarsi che siano oggetto del trattamento anche i rami stagnanti o a ridotto utilizzo, costituiti dalle tubazioni di spurgo o prelievo, le valvole di sovrappressione ed i bypass presenti sugli impianti;
g) ove si riscontri un incremento significativo della crescita microbica che possa costituire un incremento del rischio legionellosi, utilizzare appropriati trattamenti disinfettanti;
h) provvedere, se necessario, a applicare un efficace programma di trattamento dell’acqua, capace di prevenire sia la formazione di biofilm, che potrebbe fungere da luogo ideale per la proliferazione della Legionella, sia la corrosione e le incrostazioni che, indirettamente, possono favorire lo sviluppo microbico;
i) ove le caratteristiche dell’impianto lo permettano, l’acqua calda sanitaria deve avere una temperatura d’ erogazione costantemente superiore ai 50°C. Per evitare il rischio di ustioni è necessario installare rubinetti dotati di valvola termostatica (TMV). Qualora le caratteristiche dell’impianto o il rischio ustioni non possa essere mitigato con rubinetti dotati di valvola termostatica e quindi la temperatura d’ esercizio d’ impianto ricada all’ interno dell’intervallo di proliferazione della Legionella (< 50°C) compensare questo fattore di rischio con l’implementazione di un’attività avente efficacia analoga (es. disinfezione su base continua dell’impianto, incremento degli spurghi dei serbatoi e dei flussaggi delle erogazioni). Motivare tale implementazione nel documento di valutazione del rischio legionellosi;
j) le valvole miscelatrici sono degli elementi a rischio e a volte a valle di esse non è possibile mantenerne il controllo della contaminazione per mezzo del calore o l’aggiunta di biocidi nel sistema dell’acqua calda e fredda. Alcune TMV hanno un meccanismo che rende nella pozione terminale il flussaggio con acqua calda. Dove questo non è possibile dovrà essere limitata la contaminazione attraverso la pulizia, decalcificazione e disinfezione delle TMV e di ogni elemento associato ad esse (es. docce, rubinetti, ecc.);
k) nelle strutture recettive, prima che le camere siano rioccupate, è necessario fare scorrere l’acqua (sia calda che fredda sanitaria) da tutti gli erogatori ivi presenti, per almeno 5 minuti;
l) mantenere le docce, i diffusori delle docce e il rompigetto dei rubinetti puliti e privi di incrostazioni, sostituendoli all’occorrenza, preferendo quelli aperti (es. a stella o croce) rispetto a quelli a reticella e agli aeratori/riduttori di flusso);
m) in tutti gli edifici a funzionamento stagionale, prima della riapertura, procedere ad una pulizia completa dei serbatoi e della rubinetteria ed ad una disinfezione dell’intera rete idrica, facendo anche defluire a lungo l’acqua da tutte le erogazioni da essa servite;
n) nelle strutture abitative condominiali con impianto idro-sanitario centralizzato, l’amministratore di condominio è tenuto ad informare e sensibilizzare i singoli condomini sull’ opportunità di adottare le misure di controllo sopraelencate;
o) l’acqua utilizzata nei circuiti di fontane decorative, piscine e vasche per idromassaggi, esposte a scopo dimostrativo, in occasione di fiere o esposizioni, deve essere disinfettata con mezzi fisici e/o chimici.
Gestione degli impianti aeraulici
Durante l’ esercizio degli impianti è importante eseguire:
- ispezioni tecniche per controllarne e rilevarne il corretto funzionamento come riportato dall’ Accordo del 7 Febbraio 2013 tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano sul Documento recante “Procedura operativa per la valutazione e gestione dei rischi correlati all’ igiene degli impianti di trattamento aria” e dalle Linee Guida del 5 Ottobre 2006 emesse dalla Presidenza del Consiglio (Conferenza Permanente Stato-Regioni) denominate “Schema di Linee Guida per la definizione di protocolli tecnici di manutenzione predittiva sugli impianti di climatizzazione”.
- l’ ispezione igienico sanitaria deve verificare le condizioni dell’ impianto nel suo insieme, dalla presa d’ aria primaria, alle unità di trattamento dell’ aria (UTA), ai canali di mandata e di ripresa, fino alle bocchette di immissione in ambiente.
- visite di controllo, con periodicità da definirsi anche in base alla valutazione del rischio, per verificarne le condizioni igienico-sanitarie nel suo complesso.
In particolare i controlli sono da eseguirsi presso le seguenti sezioni dell’ impianto considerate più critiche:
Filtri
È da controllare lo stato di efficienza dei filtri (misura della pressione differenziale, tempo di esercizio). Si raccomanda il periodico ricambio dei filtri, nel rispetto delle specifiche fornite dal costruttore.
Batterie di scambio termico
Vanno periodicamente pulite e disinfettate le vasche di raccolta della condensa e le superfici alettate con la rimozione dello sporco organico ed inorganico.
Umidificatori dell’aria ambiente
Deve essere assicurato che non si verifichi formazione di acqua di condensa durante il funzionamento; tutte le parti a contatto con acqua in modo permanente devono essere pulite e, se necessario, periodicamente disinfettate.
Umidificatori adiabatici
La qualità dell’acqua utilizzata nelle sezioni di umidificazione adiabatica deve essere periodicamente controllata. La frequenza di controllo deve essere fornita dalla valutazione del rischio legionellosi. L’ incremento della carica batterica deve essere prevenuta mediante sistemi di disinfezione oppure mediante periodica pulizia dei sistemi. La carica batterica totale dell’acqua circolante non deve eccedere il valore standard di 106 UFC/L con una temperatura di incubazione di 20°C±1°C e 36°C ±1°C. La presenza di Legionella negli umidificatori è prossima allo 0, se la carica batterica non eccede 103 UFC/L.
Sulla base delle evidenze emerse durante l’ispezione igienico sanitaria, qualsiasi fattore che potrebbe comportare un pericolo immediato per la salute umana, dovuto all’ inquinamento dell’aria respirata, deve essere eliminato mediante sanificazione dell’impianto.
Sanificazione dell’impianto
Unità di trattamento aria
Tutte le batterie di scambio termico, le vasche di raccolta dell’acqua di condensa, gli umidificatori, i ventilatori, le serrande e le griglie devono essere puliti utilizzando uno o una combinazione dei seguenti metodi:
– lance ad aria ad alta pressione.
– sistemi a vapore.
– apparecchiature ad acqua.
– aspirazione con aspiratori dotati di filtri HEPA.
– detergenti non aggressivi.
– disinfettanti.
– sistemi manuali.
Le operazioni di pulizia non devono causare alcun danno apprezzabile, né provocare l’erosione o la modifica della disposizione delle alette di passaggio dell’aria.
Sezione filtrante
La sezione filtrante deve essere accuratamente pulita ed ogni residuo o ruggine deve essere rimosso. I filtri devono essere regolarmente sostituiti, nel rispetto delle specifiche fornite dal costruttore.
Umidificatori adiabatici
Sulla base della valutazione del rischio, il circuito della sezione di umidificazione deve essere regolarmente sanificato senza compromettere l’integrità del componente. Qualora necessario, è richiesta anche la disincrostazione e la regolazione degli ugelli nebulizzatori.
Canalizzazioni degli impianti centralizzati
Sulla base della valutazione del rischio, le canalizzazioni devono essere preliminarmente pulite e successivamente disinfettate mediante nebulizzazione, con apparecchiature idonee, del prodotto disinfettante. Tale operazione deve essere eseguita in più punti della distribuzione aeraulica, per consentire il dispensamento del prodotto disinfettante su tutta la superficie delle canalizzazioni.
Gestione degli impianti di raffreddamento a torri evaporative o a condensatori evaporativi
La qualità dell’acqua utilizzata nelle torri evaporative e nei condensatori evaporativi deve essere controllata attraverso analisi microbiologiche periodiche.
Si raccomanda di sottoporre a trattamento chimico, o analogo per risultati, l’acqua di raffreddamento, al fine di controllare il rischio che possa essere favorito lo sviluppo microbico a causa della mancanza di un’adeguata copertura biocida.
Il trattamento dell’acqua di raffreddamento deve essere anche finalizzato a ridurre il rischio incrostazioni e corrosioni nell’ impianto, la cui influenza indiretta nei confronti del potenziale di proliferazione batterica è significativa.
Tali trattamenti devono costituire parte integrante del processo di valutazione del rischio legionellosi.
Il trattamento biocida su base continua (il cui utilizzo deve essere modulato sulla base del corretto esercizio tecnologico dell’ impianto) deve essere supportato mediante interventi di disinfezione routinari, le cui modalità e frequenza devono essere motivati dalla valutazione del rischio legionellosi.
Vanno inoltre attuati interventi, di pulizia e drenaggio del sistema, accompagnati dalla sua disinfezione:
- prima del collaudo
- alla fine della stagione di raffreddamento o prima di un lungo periodo di inattività (la cui durata, dipendendo dalla tipologia di struttura presso cui l’impianto è esercitato, deve essere definita dalla valutazione del rischio legionellosi)
- all’inizio della stagione di raffreddamento o dopo un lungo periodo di inattività (la cui durata, dipendendo dalla tipologia di struttura presso cui l’impianto è esercitato, deve essere definita dalla valutazione del rischio legionellosi)
- almeno due volte l’anno nel caso di funzionamento continuativo dell’ impianto.
Per minimizzare i problemi dovuti alla precipitazione di sali, responsabili di incrostazioni, va previsto il ricambio periodico di parte della massa d’ acqua circolante e, qualora necessario, l’addolcimento dell’ acqua di reintegro all’ impianto.
I separatori di gocce sulle torri di raffreddamento e sui condensatori evaporativi devono essere mantenuti sempre in perfetta efficienza.
Valutazione del rischio
Il Responsabile della struttura è tenuto ad eseguire una completa ed approfondita valutazione del rischio legionellosi, che deve essere documentata in uno specifico documento.
La valutazione die rischi deve contenere gli elementi illustrati in precedenza e deve elencare le attività da porre in atto per minimizzare il rischio di esposizione alla legionella.
Il Responsabile della struttura, come ad esempio il datore di lavoro, può farsi supportare nella valutazione da professionisti esperti in materia, ma rimane comunque di sua responsabilità sia l’obbligo di avere la valutazione dei rischi, sia l’obbligo di mettere in atto tutti i provvedimenti necessari.
Per svolgere nei migliori dei modi questo compito è necessario esaminare l’impianto e la relativa documentazione, quale:
- Planimetrie del fabbricato con evidenziato lo schema dell’impianto idro-sanitario a partire dai punti di approvvigionamento, con tipologia dei materiali utilizzati ed eventuale ricircolo dell’acqua calda; indicare, se presenti, idromassaggio-sauna-bagno turco.
- Caratteristiche dell’approvvigionamento dell’acqua potabile
- Caratteristiche di funzionamento dell’impianto: temperature acqua fredda, accumulo acqua calda, distribuzione acqua calda, ritorno ricircolo acqua calda, concentrazione disinfettante in acqua fredda, concentrazione disinfettante al punto più distante di acqua calda e fredda;
- Procedure di monitoraggio temperature e concentrazioni di disinfettante;
- Procedure di pulizia e disinfezione (periodica e/o in seguito ad eventi)
- Presenza ed utilizzo di altre fonti di approvvigionamento idrico utilizzate per alimentare gli impianti
- Presenza/assenza di punti di separazione netta tra l’alimentazione con acqua potabile (es. acquedotto) ed altre fonti di approvvigionamento (pozzo) non riconosciute potabili
- Schema impianto di condizionamento con controllo dell’umidità
- Eventuali casi di legionellosi che si sono verificati in precedenza
- Esiti dei precedenti campionamenti microbiologici
- Verbali di sopralluogo degli organi di vigilanza
- Eventuali dichiarazioni o certificazioni rilasciate da parte di ditte specializzate che operano sugli impianti, che possano avere attinenza con la gestione del rischio Legionella
- Attestazioni comprovanti l’avvenuta formazione del responsabile della gestione del rischio legionellosi
Registro degli interventi
Tutti gli interventi svolti sull’impianto, compreso gli interventi di controllo, pulizia e manutenzione ordinaria devono essere registrati.
Il registro può essere redatto a forma di scheda, la compilazione sarà a cura del Responsabile, andranno annotati tutti gli interventi eseguiti sull’impianto . Là dove presente, il registro dovrà essere predisposto anche per l’impianto di condizionamento.
Data
intervento |
Impianto
– Attrezzatura |
Inconveniente
Riscontrato |
Intervento
effettuato |
Nominativo
dell’operatore/ ditta che effettua l’intervento |
Verifica efficacia
intervento (data) |
Firma del
Responsabile |
Formazione degli operatori
In modo similare a quanto avviene per la prevenzione degli infortuni, anche per la formazione inerente la prevenzione della legionellosi occorre formalizzare lo svolgimento delle attività di formazione a seguire si riporta un possibile schema di registrazione.
Data
|
Nome Cognome | Firma | Argomento | Referente/ docente | Firma
referente/docente |